Uno dei più straordinari siti archeologici dell'entroterra della Sicilia è indubbiamente l'antica città di Morgantina, che sorge su un'altura a pochi chilometri dalla cittadina Aidone, in provincia di Enna, e non molto distante dalla Villa romana del Casale di Piazza Armerina.
Morgantina era collocata in una zona che dominava la valle del Simeto e la pianura del Gornalunga, proprio a metà dell’unica strada che allora collegava Siracusa e Agrigento, le due maggiori città della Magna Grecia.
L’antica città è ancora completamente immersa nel verde, tra ulivi secolari e la macchia mediterranea, è circondata da terre fertili, verdi pascoli e fonti d’acqua.
Chi visita la città di Morgantina rimane coinvolto dal fascino senza tempo di questo luogo, un viaggio che ti riporta indietro di oltre 2500 anni.
Dal VI secolo a.C., fino al suo declino sotto i Romani, avvenuto nel I secolo d.C., Morgantina racconta più di mille anni di storia.
Le numerose campagne di scavo hanno portato alla luce oltre che l’agorà (la piazza), gran parte del centro urbano, con gli edifici pubblici e i quartieri residenziali inquadrati in una pianta ortogonale.
Una missione archeologica dell'Università di Princeton (Stati Uniti) portò alla luce la città nel 1955.
Gli scavi sinora compiuti interessano circa un terzo dell’intero sito; la vasta parte restante riserva ancora interessanti scoperte.
Alle numerose fonti letterarie antiche1, in cui viene menzionata Morgantina e che confermano la sua importanza, alle informazioni e ai dati raccolti durante le campagne di scavo, si somma una cospicua serie di reperti, frutto delle ricerche archeologiche effettuate nell'area, che è possibile ammirare presso il Museo Archeologico di Aidone.
Ancora oggi la città è una fonte inesauribile di sorprese dal punto di vista archeologico, le campagne di scavo difatti, continuano a portare alla luce edifici e reperti unici al mondo.
Da Morgantina provengono importanti reperti archeologici come gli Acroliti, il Tesoro di Eupolemos e la cosiddetta “Venere” di Morgantina.
La zona archeologica, che per decenni è stata alla mercé degli scavatori clandestini c.d. “tombaroli”, che hanno depredato il sito di alcuni dei suoi tesori più pregiati, occupa un'area di oltre venti ettari. I primi scavi archeologici furono eseguiti nel 1884 ad opera dell’ingegnere nisseno Luigi Pappalardo. Più tardi, alla fine del XIX secolo l’archeologo Paolo Orsi, Soprintendente di Siracusa, fu attratto dal sito, tanto che nel 1912 iniziò una campagna di scavo.
A partire dal 1955, missioni svedesi e statunitensi, alcune guidate da Erik Sjoqvist e da Richard Stillwell, condussero una serie di campagne di scavo, ancora in corso, che hanno portato alla luce gran parte dell’agorà e dei quartieri residenziali adiacenti, oltre al sito arcaico sul colle Cittadella. La pubblicazione dei risultati degli scavi è custodita nella collana “Morgantina Studies” della Princeton University Press.
Il Museo Archeologico di Aidone, inaugurato nel 1984, ma chiuso per lavori di restauro dal 2004 al 2007, è collocato nel centro storico di Aidone, nei locali di un ex-Convento di frati Cappuccini, realizzato tra il 1611 ed il 1613 sotto la reggenza di Padre Gregorio da Castrogiovanni, con annessa chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, dalla quale si accede al museo.
Al suo interno sono custoditi, oltre i reperti recuperati durante le campagne di scavo, opere d’arte di inestimabile valore, tele, sculture in legno, altari e arredi sacri.
Da qualche tempo il museo è stato ampliato in seguito al rientro di opere d’arte di particolare importanza, gli “Acroliti di Demetra e Kore” gli“Argenti di Eupòlemos”, la “Venere di Morgantina”, la “Testa di Ade”.